È il mio momento coming out: la curcuma è la mia vera passione.
Ci ho scritto un libro per la casa editrice Giunti, ho seguito i risultati degli studi scientifici, l’ho provata e sperimentata in varie forme e modi. Però non è stato subito “amore”, tra me e la curcuma.
Tutto è iniziato quando, era forse il 2004, ho conosciuto il prof. Giovanni Scapagnini che, da giovane ricercatore in neuroscienze al Rockfeller Neuroscience Institute negli USA, aveva scoperto che uno dei componenti della curcuma, la curcumina, aveva potenzialmente la capacità di proteggere il cervello dallo sviluppo e progressione di malattie degenerative come l’Alzheimer. Intervistai Giovanni, diventammo amici e iniziai a seguire i numerosi studi sulla curcuma che da allora finiscono (anche troppo spesso) sui tutti i giornali. Mi piaceva il “potenziale” anti-cancro ma il suo sapore proprio no. Ci ho messo un po’ ad abituarmi, come una passione che cresce con il tempo e diventa forte conoscendosi meglio.
Curcuma e curcumina: il segreto della biodisponibilità
Sebbene molte delle proprietà della curcuma siano ancora in fase di studio, tuttavia molto si sa della curcumina e del suo potere anti-infiammatorio, soprattutto per il dolore da artrosi del ginocchio su cui esistono importanti studi italiani che ne paragonano l’effetto all’ibuprofene. Tuttavia la curcuma ha un bel problema: la biodisponibilità. Infatti, se preparo un infuso di acqua calda e curcuma, il mio corpo (anche il tuo) assimila quantità ridottissime di curcumina perché la sua composizione chimica la rende non “biodisponibile”. Gli indiani dell’India, da millenni fruitori di rimedi per la salute e piatti che abbondano in curcuma, lo sapevano già; per questo motivo, in India, la curcuma va sempre insieme al pepe, che ne aumenta la biodisponibilità di 2000 volte, oppure si mescola a una sostanza grassa come il latte, il burro chiarificato, ma alle nostre latitudini, olio d’oliva, burro oppure latti vegetali (che contengono sempre una percentuale di oli vegetali), per chi non ama il latte o è intollerante al lattosio. Di massa grassa e pepe ne basta uno “zic”, quantità di misura molto soggettiva ma che ben descrive il poco che ne serve per tirar fuori il massimo dalla spezia gialla che teniamo in cucina.
Curcuma: la cura per tutti i mali?
Nel mio libro descrivo moltissime ricette per un uso della curcuma più vicino al sapore occidentale, ma per evitare anche la monotonia della curcuma usata solo nel riso giallo al posto dello zafferano. Io però ho trovato il mio personalissimo modo di usare Sua Maestà la Curcuma: l’olio alla curcuma, che in casa mia non manca mai, e il Golden Milk che prendo in autunno e inverno, nelle serate più fredde, per “ridurre” l’infiammazione quando sento che sta per venirmi il raffreddore. Nonostante la grande passione per la curcuma e le sue grandi proprietà salutari, so però che non fa miracoli.
Quindi, per rispondere a chi mi chiede se mi curo con la curcuma, la mia risposta è no: la utilizzo come supporto al mio stile di vita sano, che seguo perché mi voglio bene e amo il mio corpo, dentro e fuori, e per questo cerco di ridurre il rischio di ammalarmi (e questo non significa che non mi prendo l’influenza, ma cerco di prevenire malattie oncologiche, diabete, cardiopatie, malattie metaboliche). Pertanto, la curcuma, così come tutte le spezie, rientrano nella mia dieta e nelle mie abitudini così come attività fisica e alimentazione bilanciata, varia, ricca di verdure e frutta, e soprattutto ogni giorno diversa.